Si cerca l’arma utilizzata nell’imboscata. Nella mattinata di ieri i carabinieri del Nucleo subacqueo di Messina hanno scandagliato il letto del torrente Piazza: il corso d’acqua scorre nelle vicinanze di piazza Borelli dove la sera del 7 marzo scorso si è consumato l’agguato ai danni dei fratelli Trovato.
La ricognizione subacquea, durata alcune ore, non ha però dato esito positivo: non è stata infatti ritrovata una delle due pistole che i killer hanno utilizzato durante l’imboscata costata la vita a Luigi Trovato (52 anni) e nella quale è rimasto gravemente ferito il fratello Luciano (37 anni). È stato inoltre raggiunto dai colpi esplosi da Antonio Monteleone e Claudio Paola, gli autori dell’agguato rei confessi, anche un amico dei fratelli Trovato: Pasquale D’Angela di 34 anni.
Proseguono, dunque, le indagini sul terribile fatto di sangue che ha riportato Lamezia indietro nel tempo, a quando i clan rivali si facevano la guerra sparando e uccidendo per le vie cittadine, seminando terrore e distruzione.
L’agguato, dalla dinamica di stampo ‘ndranghetista, ha acceso nuovamente i riflettori su una città dove le consorterie criminali hanno dettato legge per anni dividendosi gli introiti dei traffici illeciti e mostrando il loro volto più duro e spietato.
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