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Medico aggredito a Vibo, i sindacati: "La violenza non si può giustificare"

Preoccupazione dopo l'ultimo caso, ma "il fenomeno ha assunto una dimensione oramai nazionale, ciò scoraggia i giovani ad accostarsi alla professione medica. Rivolgiamo un appello ai cittadini perché difendano i loro medici"

“Noi Dirigenti Medici siamo certamente vicini alle famiglie dei pazienti deceduti per gravi patologie nel nostro Ospedale: la perdita di un familiare rappresenta sicuramente un grande dolore, ma non può giustificare in alcun modo la vile aggressione e la violenza che si è verificata negli ultimi giorni nei confronti dei Colleghi e del personale sanitario del Pronto Soccorso prima e dell'Unità Operativa di Malattie Infettive Covid dopo, nei confronti di persone che hanno svolto sempre il loro lavoro con dedizione ed abnegazione”, lo scrivono in una nota i sindacati di categoria, Cigl, Cisl, Uilfpl, Cimo Fesmed, Fvm-Sivemp, Aaroi-Emac, Fvm-Fismu, Fials e Fassid.

“Purtroppo dobbiamo constatare che gli umori, per fortuna solo di una minima parte della popolazione, cambiano repentinamente, visto che fino a poco tempo fa eravamo considerati in periodo Covid gli eroi della sanità ed ora subiamo violenza e denigrazione sproporzionate senza alcuna giustificazione. Il fenomeno delle aggressioni contro il personale sanitario ha assunto una dimensione oramai nazionale, ciò scoraggia i giovani ad accostarsi alla professione medica, a scegliere le specializzazioni più a rischio e ad accettare incarichi presso gli Ospedali ritenuti meno sicuri per le carenze organizzative e di personale. Rivolgiamo un appello ai cittadini perché difendano i loro Medici e professionisti sanitari, difendano i Presidi sanitari e solidarizzino con i pochi professionisti ormai rimasti al loro posto con senso del dovere e responsabilità, ma ormai esausti per gli enormi carichi di lavoro e per la continua tensione legata ad un'attività così delicata. Si corre il rischio che la Sanità Pubblica si impoverisca sempre di più e la salute dei cittadini sia sempre più affidata a strutture private costose e finalizzate al profitto - aggiungono i rappresentanti sindacali -. Rivolgiamo un appello alle istituzioni ad essere inflessibili, anche mediante la costituzione di parte civile, contro coloro i quali turbano il corretto lavoro di assistenza ai malati e ritardano e/o impediscono l'assistenza sanitaria con atti di violenza verbale o fisica. E' necessario che l'Azienda Sanitaria intervenga con provvedimenti di tutela del personale, peraltro dovuti sulla base della legge sulla sicurezza sul lavoro, e di rigoroso controllo sull'accesso alle strutture sanitarie. Siamo molto rammaricati di quanto talvolta viene riferito sui social di messaggi di sostegno verso questi atti di violenza nei confronti degli operatori sanitari: nulla può giustificare l'aggressione di un servitore dei cittadini nell'esercizio di una funzione delicata come la tutela della salute. La soluzione del problema richiede interventi complessi ed urgenti sul piano organizzativo e strutturale. Nel frattempo gli operatori sanitari devono sentire vicini i cittadini, le Istituzioni, le forze dell'ordine: la tentazione di lasciare il lavoro nella sanità è forte e si sta purtroppo sempre più concretizzando verso l'abbandono degli Ospedali Pubblici verso il privato o istituzioni più prestigiose e sicure. Bisogna fermare questa continua emorragia di professionisti - concludono - per continuare a garantire la salute dei cittadini"

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