Una sanità che arranca, quella vibonese. Un passo avanti e tre indietro. Indietro come i diritti, che restano in attesa mentre si allungano le liste... d’attesa. Così per chi può non restare pagare.
È infatti questo uno dei principali motivi che inducono i pazienti alla sanità a pagamento, ovvero, per citare due dati piuttosto esemplificati, perché costretti ad aspettare due anni per una ecografia all’addome o circa 8 mesi per una Tac. Non stupisce che, in questo contesto, il privato avanzi sempre di più, rischiando di sostituirsi al pubblico, invece di affiancarlo, come dovrebbe. La necessità di pagare di tasca propria cresce poi in base al proprio stato di salute (per i pazienti cronici la spesa sanitaria privata è in media del 50% più elevata di quella ordinaria, per i non autosufficienti è in media quasi 3 volte quella ordinaria) e all’età (per gli anziani la spesa sanitaria privata è in media il doppio di quella ordinaria).
Non vengono garantiti neppure i casi più urgenti, in base alle priorità disposte dal ministero della Salute che rende obbligatorio rispettare le classi di priorità U, B, D, P. Inverosimile la storia di una paziente affetta da malattia rara che non è riuscita neppure a prenotare una Tac urgente. «Non abbiamo posto – le è stato risposto da un operatore del Cup –. Riprovi domani, può darsi che qualcuno rinunci». La paziente ha ricontattato il Cup, ma ancora nulla. «Non ho la possibilità di pagare 250 euro ai privati – spiega – e oggi la prescrizione urgente, che è valida solo 72 ore, scadrà».
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