Il tempo riavvolge il nastro e a Monsoreto di Dinami drammaticamente si ritorna a ventiquattro anni fa. Nell’estate del 1998, infatti – precisamente nella notte tra il 16 e il 17 luglio – un agguato poneva fine alla giovane esistenza di Pietro Morfei, assassinato a 29 anni davanti a un bar della frazione. Un tragico destino riservato anche al figlio Alessandro gravemente ferito a colpi d’arma da fuoco sabato scorso proprio nel giorno del suo trentesimo compleanno. Quando il padre fu ucciso aveva soltanto sei anni.
Padre e figlio, quindi, vittime di diverse imboscate, entrambi assassinati quasi alla stessa età ed entrambi deceduti durante i soccorsi. Pietro Morfei durante il suo trasferimento all’ospedale di Polistena, il figlio Alessandro arrivato praticamente cadavere all’ospedale di Vibo Valentia.
A distanza di circa un quarto di secolo, dunque, l’estate a Monsoreto di Dinami si è di nuovo macchiata di sangue. A differenza del padre colpito in zone vitali (torace e testa) con sei colpi di pistola calibro 9, Alessandro Morfei è stato centrato (anch’egli in zone molto delicate) da colpi di fucile caricato a pallettoni. E se per l’imboscata tesa al padre entrò in azione un commando composto da tre persone giunte davanti al bar di Monsoreto a bordo di un’autovettura di piccola cilindrata, al momento non è stato ancora accertato se a sparare contro Alessandro Morfei sia stata una sola o più persone, fermo restando che non sia da escludere il coinvolgimento di terzi i quali, pur non sparando, avrebbero potuto accompagnare l’omicida nella zona di campagna dove il 30enne è stato gravemente ferito o avrebbero potuto aiutarlo nella fuga. Comunque sia la vittima è stato un facile bersaglio visto che al momento dell’agguato si trovava sul trattore a bordo del quale all’imbrunire stava rientrando a casa.
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