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Crotone, il pestaggio a Davide Ferrerio e le frasi choc. "Caduto come un salame"

Davide Ferrerio

Nuova svolta investigativa per la brutale aggressione a Davide Ferrerio, il ragazzo bolognese di 20 anni che lo scorso 11 agosto venne ridotto in fin vita mentre si trovava in vacanza con la sua famiglia a Crotone. Dopo le manette per tentato omicidio scattate ai polsi di Nicolò Passalacqua, il 22enne che prese a calci e pugni la vittima per un errore di persona, ieri sono state eseguite altre due misure cautelari emesse rispettivamente dai gip del Tribunale di Crotone e del Tribunale dei minori di Catanzaro. Sotto accusa sono finite A. P., 40 anni, per la quale sono stati disposti gli arresti in carcere, e sua figlia 17enne, M. R. P., che invece si trova ristretta in una casa famiglia. Mentre risulta indagato a piede libero anche un 34enne originario della Romania ma residente a Rocca di Netto. Tutti e tre devono rispondere di concorso anomalo in tentato omicidio. La donna, che nel frattempo si era trasferita in Campania inizialmente era accusata di favoreggiamento insieme alla minore, secondo gli inquirenti avrebbe organizzato il drammatico appuntamento, una sorta di spedizione punitiva, contro l’uomo di 31 anni che aveva iniziato un flirt sui social con la 17enne. Ma a quell’incontro si presentarono anche Passalacqua ed i familiari della ragazza. E quando il reale obiettivo della trappola si palesò vicino al Palazzo di giustizia, e dopo essere stato avvicinato dai familiari della minore, si allontanò dicendo di non essere la persona che cercavano per poi scrivere in un messaggio alla giovane di indossare una camicia bianca. In questo modo l'obiettivo diventò l'incolpevole Ferrerio, attualmente ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale Maggiore di Bologna. In seguito all’arresto di Passalacqua, le indagini condotte di poliziotti della Squadra mobile e dirette dal sostituto procuratore Pasquale Festa hanno portato ad un aggravamento della posizione di madre e figlia, grazie ad un nutrito compendio investigativo fatto di intercettazioni ambientali e telefoniche.

La conversazione tra mamma e figlia

Significativa la conversazione captata il 12 agosto tra le due donne. La minore avrebbe detto alla madre: «Perché io te l’avevo detto, non lo fare venire, non lo fare venire, non lo fare venire»; la risposta della donna: «Ma cosa ne sapevo io»; la minore avrebbe insistito : «E mamma tosta come una pietra»; e ancora la madre: «Cosa ne sapevo io». Infine la minore: «Cosa ne sapevo, che ne sapevo con questa testa dura che ha». «Dalla conversazione – scrive il gip del Tribunale di Crotone, Michele Ciociola - emerge come la minore, dopo avere chiaramente detto alla madre “te l’avevo detto di non farlo venire" (in tutta evidenza riferendosi alla presenza di Nicolò all'incontro), reagisca alla affermazione della donna che si difendeva affermando “cosa ne sapevo io", ribadendo "Cosa ne sapevo, che ne sapevo con questa testa dura che hai”». E ancora: la madre, aggiunge il gip, «convinceva Nicolò a partecipare all'incontro facendo leva sul sentimento provato per la figlia, financo trascinandolo per un braccio. Passalacqua Nicolò si faceva quindi carico dell’incarico affidatogli di proteggere» la 17enne e «decideva di presenziare».

La 17enne arrestata: "Ho visto la scena ed è caduto come un salame"

«Perché ho visto la scena ed è caduto come un salame. Però che bel cazzotto». A scriverlo in un messaggio, la sera stessa dell’aggressione, è la 17enne arrestata ieri con la madre per concorso anomalo in tentato omicidio nell’ambito delle indagini sull'aggressione di Davide Ferrerio, di 21 anni, avvenuta a Crotone l’11 agosto scorso. Il ragazzo è ricoverato nell’ospedale di Bologna in coma irreversibile. Nell’ordinanza emessa dal gip nei confronti della madre sono riportate alcune intercettazioni. In una di queste, Nicolò Passalacqua, il 22enne già arrestato, dice, «è come se mi avesse fatto il lavaggio del cervello la madre».

La famiglia di Davide: "Basta diffondere immagini del pestaggio"

La famiglia di Davide Ferrerio «invita tutti gli organi di informazione ad evitare di diffondere ancora le immagini terribili del pestaggio, che rappresentano per i congiunti del ragazzo un martirio». Lo fa attraverso l’avvocato che l’assiste, Gabriele Bordoni. «Il riproporsi di immagini di quel tipo significa incrementare il dolore e la tragedia», dice l'avvocato.

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