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Catanzaro, il Comune ordina la chiusura del rimessaggio delle barche

Trenta giorni di tempo per liberare l’area occupata da circa dieci anni. I controlli di Asp, Arpacal, vigili urbani e Capitaneria di porto avevano riscontrato la presenza di rifiuti e carenze igieniche

Entro trenta giorni l’area adiacente al porto di Lido finora occupata da un rimessaggio dovrà essere liberata. Lo ha deciso il Comune di Catanzaro che proprio in questi giorni, attraverso il settore Patrimonio ha completato l’iter per lo sgombero dell’area.
Si dovrebbe chiudere così una vicenda che ha avuto inizio dieci anni fa. Nel 2013 venne rilasciata l’autorizzazione per l’utilizzo temporaneo di un’area appartenente al demanio marittimo, da adibire a sede dell’azienda per l’attività di rimessaggio e un’altra porzione di area da adibire a temporaneo appoggio delle barche. Successivamente “l’Autorizzazione temporanea” subiva una prima poi una seconda e una terza proroga, evidenziando che la scadenza era espressamente «vincolata alla conclusione dei lavori di valorizzazione turistico commerciale del Porto di Catanzaro Marina». I lavori del “Progetto esecutivo del primo stralcio di completamento per la valorizzazione turistico-commerciale del Porto di Catanzaro Marina”, scrive il Comune nella determina, «sono oramai terminati, giusto certificato di collaudo del 12 dicembre 2017».
Inoltre 14 luglio scorso la Capitaneria di Porto ha comunicato a Palazzo De Nobili che a seguito di un’ispezione con il personale della Polizia Locale e dell’Asp di Catanzaro veniva constatata «la presenza di 2 container, di cui uno adibito ad uso ufficio e uno adibito ad officina, di cui autorizzato solo uno. Presenza di rottami di motori ed imbarcazioni ed altri rifiuti inerenti all’attività; l’inesistenza di sistema per la canalizzazione delle acque, né pavimentazione o pedane su cui sistemare i natanti ed i rottami». Secondo l’Asp inoltre i container «non sono igienicamente idonei allo scopo per cui vengono utilizzati, altresì, non è stata esibita alcuna autorizzazione amministrativa o scia di inizio attività per il rimessaggio natanti». Pochi giorni dopo anche l’ArpaCal constatava che «la ditta in questione svolgeva la propria attività lavorativa in area non pavimentata e che al momento del sopralluogo presso il sito erano presenti alcune imbarcazioni combuste e recipienti in materiale plastico contenenti olio esausto, di cui uno lesionato, e pertanto, in prossimità del punto di maggior evidenza di chiazze di colore scuro, si eseguiva un campionamento di terreno volto alla verifica preliminare di eventuali superamenti delle Concentrazioni Soglia Contaminazione».

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