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A Vibo era tutto controllato dai clan, anche il pane

La ’ndrangheta voleva imporre un prezzo raddoppiato, minacce a chi non si piegava

Anche il pane era “cosa loro”. Dalle carte dell'inchiesta Maestrale Carthago emerge come i clan vibonesi abbiano tentato di imporre il prezzo alla vendita del pane: 2,50 euro al chilo. Più in particolare Pasquale Mesiano, titolare di un panificio, avrebbe influenzato, anche facendo leva sulla sua caratura criminale, i comportamenti degli altri operatori del settore e così determinando un rincaro diffuso del prezzo del pane su una considerevole porzione del mercato interno, nella specie su una vasta area territoriale della provincia di Vibo Valentia. La Dda di Catanzaro contesta il reato di “Rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio” (oltre che di illecita concorrenza tramite minacce o violenza, estorsione e tentata estorsione) ma con l’ aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività della Locale di Mileto. Gli inquirenti evidenziano «l’indubbia posizione di forza che la pratica impositiva dei prezzi al pubblico dei beni destinati al consumo di massa» avrebbe assicurato al sodalizio, sia in termini di ritorno economico per le attività di produzione e rivendita dei medesimi prodotti direttamente o indirettamente gestite, sia in chiave di consequenziale rafforzamento del potere di controllo del territorio e delle realtà commerciali. È tutto ricostruito nelle migliaia di pagine che formano il provvedimento di fermo vergato dal procuratore Nicola Gratteri e dai sostituti Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci e Andrea Giuseppe Buzzelli. Mesiano assieme ai coindagati Raffaele Corigliano e Antonino Fiorillo avrebbe avvicinato le aziende concorrenti soprattutto quelle che avevano contratti di forniture con i marchi della grande distribuzione. Tutti, secondo i desiderata del clan, avrebbero dovuto vendere il pane alla cifra imposta dalla cosca «intimando l’interruzione della fornitura del pane a quei rivenditori che non avessero inteso sottostare a detta imposizione».

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