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Rinascita Scott a Lamezia, il carisma criminale del boss Luigi Mancuso

Secondo giorno di requisitoria: ricostruiti ruoli e affari grazie alle intercettazioni effettuate dal Ros

Secondo giorno di requisitoria nel maxi processo Rinascita Scott. Dopo l’esordio del sostituto procuratore Antonio De Bernardo che ha descritto genesi ed evoluzione del contesto criminale colpito nel maxi blitz del dicembre 2019, ieri il pm Andrea Mancuso si è concentrato sulla Locale di Limbadi e sul suo capillare controllo del territorio. Per farlo, ha spiegato in aula, non ha utilizzato i verbali dei collaboratori di giustizia ma solo «le parole degli stessi imputati». Le microspie piazzate dal Ros, in aperta campagna come nei locali frequentati dagli affiliati, hanno captato dialoghi che, a parere della Dda di Catanzaro, dimostrano ruoli e obiettivi dell’organizzazione criminale.
Centrale nella ricostruzione del pm la figura del boss Luigi Mancuso definito in alcuni dialoghi intercettati “Il Supremo” (la sua posizione è stata stralciata durante il processo per essere giudicata da un altro collegio). Punto di svolta l’uscita di cella del mammasantissima avvenuta nel 2012. È grazie al suo carisma, si ricostruisce in aula, che il territorio vibonese viene pacificato. Le contrapposizioni tra una parte della famiglia Mancuso e le cosche scissioniste dell’hinterland del capoluogo vengono sanate. Ancora una volta, spiega il pubblico ministero, sono gli stessi imputati a decsrivere il ruolo di Luigi Mancuso: «Uno che vuole mettere pace, cerca la ricomposizione, non vuole fare brutte figure».

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