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Bottiglia incendiaria a Catanzaro Lido: si indaga su un collegamento con la criminalità rom

C’è un collegamento tra la bottiglia incendiaria trovata giovedì mattina in un cantiere di Lido e la recente inchiesta della Dea di Catanzaro sulla criminalità rom? È l’interrogativo su cui lavorano in queste ore gli inquirenti. Il titolare dell’impresa, impegnata nella realizzazione di un centro residenziale, è uno degli imprenditori che compare nel lungo elenco delle vittime del cosiddetto clan degli zingari, sgominato il 18 aprile scorso da un’indagine della Dda e della Squadra Mobile che ha portato a 62 arresti. L’imprenditore aveva raccontato agli investigatori il lungo elenco di atti intimidatori, furti e danneggiamenti che aveva subito durante i lavori per un importante appalto pubblico sempre nel quartiere Lido. Episodi che non solo aveva denunciato alle forze dell’ordine ma che lo avevano portato a prendere clamorose iniziative. Innanzitutto aveva chiesto alle istituzioni locali l'attivazione di servizi mirati ai controllo dell'intera area. Addirittura nei casi in cui era obbligato a custodire all'interno del cantiere materiali per un valore di circa duecento/trecentomila euro, «io personalmente, mio fratello ed alcuni dei dipendenti della società, organizzati con turni diversi, abbiamo effettuato piantonamenti rimanendo a dormire nelle proprie autovetture all’interno del cantiere».

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