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Isola Capo Rizzuto, processo “Vista Mare”: sollecitate 24 condanne

I presunti abusi edilizi al “Villaggio Camping Marinella”. Chieste 4 assoluzioni, i legali difensori hanno contestato le accuse

Ventiquattro condanne e quattro assoluzioni. Sono le richieste che ieri il pubblico ministero, Pasquale Festa, ha avanzato nei confronti dei 28 imputati coinvolti nel processo nato dall'inchiesta “Vista Mare” coordinata dalla Procura di Crotone che ipotizza presunti abusi edilizi al “Villaggio camping Marinella” di Isola Capo Rizzuto. Le richieste del pm: per Alberto Crugliano e Maria Lucrezia Marino sono stati sollecitati 6 mesi di carcere ciascuno; Francesco Crugliano, 7 mesi; Giulio Felicetti, 2 mesi; Vincenzo Francesco Tucci, Antonio Senatore, Francesco Brunetti, Giuseppe Frandina, Antonio Compagnone, Antonio Scerra, Irene Curcio, Luigi Porchia, Maria Ruggiero, Amedea Ruggiero, Luca Ceraudo, Chiara Frandina, Salvatore Frandina, Aurelia Bisantis, Vincenzo Cortese, Antonio Saragò, Carmine Guarino, Pasquale Corigliano, Salvatore Patierno, Benedetta Marcella Scavo, 3 mesi di reclusione a testa. Assoluzione: Salvatore Scerra, Susan Lorr, Antonella Pontieri Fazio e Libero Di Adamo. Chiesta dal pm anche la confisca delle opere ritenute abusive. Davanti al giudice del Tribunale, Alfonso Scibona, il pm ha ricostruito le accuse che vengono mosse a carico di titolari dello stabilimento (la famiglia Crugliano), tecnici e proprietari dei manufatti. I quali, a vario titolo, devono rispondere, di lottizzazione abusiva in aree sottoposte a vincolo paesaggistico, falsità ideologica e scarico abusivo di reflui industriali. Col sequestro (confermato dalla Cassazione) scattato il 15 novembre 2021 di 25 villette del villaggio, piscina (poi dissequestrata), area docce e strade di accesso al mare per un valore di 2,5 milioni di euro, i carabinieri si dissero convinti di aver svelato l’esistenza, in località Marinella, di una struttura fatta di abitazioni stabili anziché amovibili che sarebbero state realizzate in violazione delle norme urbanistiche e ambientali. I difensori intervenuti - gli avvocati Francesco Verri, Fabrizio Salviati, Carmine Barbuto, Luigi Morrone e Angelo Clausi - con carte alla mano hanno contestato le accuse mosse dall’Ufficio inquirente.

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