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Catanzaro, l’assenteista da record e il tilt dei burocrati

La Corte dei conti nega il danno di immagine per il caso del dipendente del Pugliese che non avrebbe lavorato per 15 anni

Uno scorcio dell'ospedale "Pugliese" di Catanzaro

Una incredibile sequenza di errori, omissioni, distrazioni che avrebbero consentito a un dipendente pubblico di ottenere oltre mezzo milione di euro di stipendi senza lavorare nemmeno un giorno in quasi quindici anni. La clamorosa vicenda di Salvatore Scumace, sulla carta dipendente dell'azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio che sarebbe riuscito a non lavorare praticamente mai dal 2005 al 2020, svelata da un'inchiesta della Guardia di Finanza dopo essere passata al vaglio della magistratura penale (il processo è ancora in corso) è finita all'attenzione dei giudici della Corte dei conti. La magistratura contabile ha dichiarato inammissibile la domanda sul danno all’immagine e ha rinviato a novembre la decisione sul danno patrimoniale. Prima i giudici hanno chiesto di avere il regolamento aziendale in materia di accertamento delle presenze del personale in funzione del pagamento della retribuzione mensile.
Il provvedimento della Corte dei conti, seppure non definitivo, offre una dettagliata ricostruzione del clamoroso tilt della macchina burocratica del Pugliese. A partire dal lontano 2004, quando lo Scumace fu assegnato all’Ufficio Patrimonio, dimostrando fin da subito «ostilità nei confronti dei suoi superiori e scarso rispetto delle regole». Il responsabile del settore, interrogato dagli inquirenti, ha dichiarato che, quando si trattò di consegnargli il mansionario di servizio, lo Scumace mostrò un atteggiamento di chiusura rifiutandone la consegna brevi manu e quando l’ordine di servizio gli venne spedito per posta raccomandata, la stessa veniva rifiutata dal destinatario. Nonostante questo esordio Scumace restò in servizio e anzi trasferito Centro Operativo Emergenza Incendi. La sua nuova dirigente ha poi raccontato agli inquirenti che si sarebbe rifiutato «di lavorare e di prendere ordini da lei». Coerentemente con tale premessa, non si sarebbe più recato al lavoro. A quel punto all’Ufficio del personale sarebbero giunte le prime segnalazioni di assenze ingiustificate. Nel 2009 però fu nominato un nuovo dirigente del Coei. Quest'ultimo sentito dagli investigatori ha sostenuto di non avere effettuato alcuna ricognizione sul novero del personale alle sue dipendenze, ignorava quindi dell’inquadramento dello Scumace nella propria articolazione aziendale. Così incredibilmente veniva consentito allo Scumace di continuare a proseguire la propria condotta illecita e assenteista. Anche la nuova dirigente del settore ha spiegato di non essersi accorta di avere un dipendente fantasma. Ha continuato ad ignorare l’esistenza dello Scumace, dichiarando agli inquirenti di essersi basata sull’elenco del personale inserito nella turnazione mensile anche negli anni precedenti. Secondo quanto ricostruito dalla Finanza quindi Scumace è risultato assente dal servizio dal 1° gennaio 2007 al 22 giugno 2020 in quanto sull’applicativo informativo dedicato non emergeva alcuna rilevazione delle presenze tramite l’apposito badge aziendale in uso al dipendente, pur avendo incamerato retribuzione piena e financo premi di produzione. Era altresì emerso che dal 1° gennaio 2010 al 31 luglio 2020 egli nemmeno era stato incluso nei turni. A far crollare l'incredibile castello di orrori burocratici sarebbe stato però lo stesso Scumace.

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