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Catanzaro, il caso Betania nelle mani del prefetto. A novembre l’udienza sul fallimento

Si è tenuto ieri mattina il tavolo con Comune, Asp, Regione e Fondazione

L'ingresso di Fondazione Betania a Catanzaro

Tutti pronti a fare la propria parte ma anche la consapevolezza che i margini di manovra sono ristretti. Si può sintetizzare così quanto emerso dalla riunione che si è tenuta ieri mattina nella Prefettura di Catanzaro con all’ordine del giorno il caso di Fondazione Betania la struttura socio assistenziale su cui pende un’istanza di fallimento. Dopo la manifestazione di lunedì mattina sotto il Comune di Catanzaro, il prefetto Enrico Ricci ha convocato d’urgenza tutte le parti in causa: il sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita, il dirigente generale del Dipartimento Tutela della salute e servizi socio-sanitari della Regione, il dirigente generale del Dipartimento Lavoro e Welfare della Regione, il commissario straordinario dell’Asp di Catanzaro, e il rappresentante legale di Fondazione Betania Onlus.
Un incontro certamente interlocutorio ma che è servito al prefetto per approfondire la complessa vicenda. Nel luglio scorso il Tribunale di Catanzaro ha dichiarato «l’apertura della Liquidazione giudiziale di Fondazione Betania onlus». La decisione fa seguito a una istanza di fallimento proposta da Ristorart Toscana che lamentava il «mancato pagamento della somma complessiva di 209mila euro relativa a tre fatture emesse per prestazioni eseguite in favore della Fondazione». Tutto ruota attorno a una questione di natura prettamente giuridica: Fondazione Betania ha sempre ritenuto di non poter essere sottoposta a una procedura di fallimento perché onlus. Tesi evidentemente non accolta dai giudici di Catanzaro. Nel corso della riunione di ieri è emersa la notizia che l’udienza per discutere del ricorso della Fondazione all’istanza di fallimento è stata fissata per il 22 novembre. Quattro mesi che se da una parte danno un po’ di tempo per trovare soluzioni al caso, dall’altra rischiano di trasformarsi in una insopportabile agonia. Anche al tavolo di ieri è emersa la preoccupazione per le possibili ripercussioni sociali non solo in termini di occupazione ma anche di assistenza alle fasce più fragili della comunità.

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