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Vibo, a fine omelia il vescovo invita i fedeli a firmare contro l’aborto “facile”. E scoppia la bufera politica

Scoppia la polemica, la sindaca Limardo lo sostiene. Teresa Esposito (Pd): la Chiesa eviti interferenze sulle scelte politiche

Monsignor Attilio Nostro

Ha sollevato un vero e proprio polverone, nella comunità vibonese, la decisione di non affiancare, alla cerimonia religiosa, la consueta festa della Madonna del Rosario. Niente giochi né bancarelle nel 2023. Così è stato stabilito dal priore con l’avallo del vescovo Attilio Nostro che, a conclusione della sua omelia, domenica scorsa, si è soffermato sul valore spirituale e non materiale delle ricorrenze religiose. Parole che hanno fatto discutere non poco i fedeli, alcuni dei quali sono letteralmente insorti sui social.

Ma non è stato questo l’unico motivo per il quale le parole del presule, da oltre un anno alla guida della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, hanno destato l’attenzione dell’opinione pubblica. Il vescovo, infatti, ha invitato i fedeli, a conclusione della messa, a sottoscrivere la proposta del parlamento che concerne l’obbligatorietà, per i medici dei consultori, di far udire il battito del feto alle donne che si apprestano a praticare l’aborto. Chiaro l’intento: provare a farle desistere anche in extremis dal loro intento. Un input che ha trovato, ovviamente, il sostegno della sindaca Maria Limardo non quello di tanti militanti di area progressista.

Durissima Teresa Esposito, portavoce regionale delle donne democratiche. «È singolare - ha spiegato ieri l’esponente democrat - che la chiesa scenda in campo con il suo massimo rappresentante sul territorio, per chiedere di firmare una proposta di legge che va nel senso di un annullamento di una legge, la n. 194, fortemente voluta per rendere libere le donne nella loro scelta di autodeterminazione a condurre in porto o meno, una gravidanza».
Peraltro, «assistiamo da anni - ha sottolineato Esposito - al graduale impoverimento dei servizi offerti dai consultori, un tempo presidi di salute delle donne e di assistenza nei momenti in cui effettuavano scelte così delicate».
Ergo, «rivendichiamo convintamente il potenziamento di tali servizi , ma soprattutto pensiamo che la chiesa debba, seppur nel pieno rispetto dei suoi principi, evitare di interferire in modo diretto sulle scelte politiche che riguardano la vita delle donne». Quindi la chiosa al vetriolo: «Persino la religione cristiana - ha chiosato - contempla il libero arbitrio, ma ci accorgiamo che, improvvisamente, nella nostra Diocesi, la chiesa ha cambiato paradigma, seppure soltanto per quello che riguarda la vita delle donne».

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