Rapire la figlia per costringere il proprio consulente finanziario a restituire una somma di denaro che gli era stata affidata. Sarebbe questo il movente del sequestro lampo di una quindicenne catanzarese avvenuto lo scorso 10 settembre. I due rapitori hanno infatti confessato e hanno spiegato anche le “ragioni economiche” che erano alla base del gesto. È quanto si evince dall'ordinanza con cui il gip di Catanzaro, Arianna Roccia, ha disposto gli arresti domiciliari per Francesco Izzo di 29 anni e Aniello Agnello 36 anni entrambi già noti alle forze dell'ordine e residenti a Torre Annunziata feudo del clan Gionta.
Nelle carte del gip sono ricostruiti quei drammatici momenti dalla notizia del rapimento fino al ritrovamento della ragazzina. È domenica sera quando al 113 arriva la telefonata di un cittadino. Racconta di aver assistito al rapimento di una ragazza che mentre si trovava alla guida di una minicar era stata fermata, costretta a scendere da due uomini e trascinata a bordo di un'altra automobile. Poco dopo al numero di emergenza della polizia arriva un'altra chiamata, è la madre della quindicenne, spiega che poco prima sua figlia l'ha chiamata sul cellulare, urlando le ha detto che la stavano portando via. Fortunatamente le informazioni fornite dal cittadino testimone sono dettagliate. Gli investigatori della Mobile riescono a identificare l'auto che risulta intestata ad Aniello Agnello. Grazie all'applicazione “Dov'è” presente sul telefono della ragazzina le ricerche si concentrano nella zona di Marcellinara. È lì che la giovane viene ritrovata in compagnia di un uomo che vedendola impaurita e sola l'aveva soccorsa.
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