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San Costantino dà l'ultimo saluto a Domenico Mazzeo, il vescovo Nostro: “Trasformiamo la delusione in amore”

L’ultimo saluto al piccolo Domenico Mazzeo. Sabato 23 dicembre, antivigilia di Natale. Davanti ad un cielo plumbeo e triste, una folla commossa sta salutando in questi minuti il ragazzo di 13 anni tragicamente scomparso giovedì 21 dicembre mentre era a scuola insieme ai compagni, nell’ora di educazione fisica. La Chiesa Madre di San Costantino Calabro è stracolma di persone per i funerali. I genitori Antonio e Nunzia, la sorella Asia, i giovanissimi compagni di scuola, le comunità di San Costantino Calabro e dei paesi limitrofi, i sindaci di numerosi comuni. Grande compostezza e commozione nella messa officiata da mons. Attilio Nostro, vescovo della diocesi Mileto-Nicotera-Tropea. Presente anche la dirigente scolastica della scuola media, Luisa Vitale, insieme ai docenti. Il sindaco Nicola Derito ha proclamato per oggi il lutto cittadino.

Le parole del vescovo monsignor Attilio Nostro

“L’altra sera parlavo coni genitori e la sorella di Domenico. Ho provato a dire loro e oggi lo dico a voi che oggi questo Vangelo riguarda Domenico. Quale sarà il destino di questo ragazzino? Giovanni Battista è nato per essere serve di Dio, è nato per morire. Ma Giovanni Battista è nato per preparare i cuori, per preparare la strada del Signore. La delusione che oggi proviamo deve trasformarsi in amore e non in dolore, non in odio”.

“Dio si diverte con la nostra vita? No non si diverte affatto. Il Signore è accanto a noi, ci mostra come morire e come vivere. Non dobbiamo sfidare Dio, morte non è una sfida. Gesù non attende un ricordo, ma lo porta via con sé. Non allontaniamoci da Dio, non puntiamo il dito conto di lui. Lui ha contributo a generarlo e a costruirlo per tutta l’eternità. Dio amerà Domenico più della sua mamma. Basta alzare lo sguardo e renderci conto che il Signore desidera che continuiamo a vivere la comunione con chi ci ha preceduto. Dobbiamo proclamare Domenico vivo in Dio, vivo nei nostri cuori. Non e’ retorica, e’ lo stesso modo in cui Gesù viveva la sua vita. Noi dobbiamo rappresentare questa fede ai compagni di Domenico, è’ un loro diritto credere e amare”.

A fine celebrazione, i coetanei di Domenico hanno lasciato andare verso il cielo dei palloncini bianchi. Un gesto struggente, accompagnato da un lungo applauso.

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