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'Ndrangheta, il procuratore vicario Capomolla dopo i 20 fermi di Catanzaro: erano armi micidiali per le cosche

«Un arsenale micidiale a disposizione delle cosche di 'ndrangheta del distretto di Catanzaro». Nelle parole del procuratore vicario di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, viene espressa tutta la pericolosità dell’organizzazione criminale che la squadra mobile di Catanzaro, coordinata dalla Dda del capoluogo, questa mattina ha disarticolato con l’operazione "Secreta Collis": 20 i fermi disposti dall’Antimafia nei confronti di un sodalizio che si muoveva su due livelli, un sodalizio da un lato dedito al traffico di droga dall’altro dedito al traffico di armi. Circa una settantina, tra pistole, fucili, mitragliatori e kalashnikov, le armi sequestrate nel blitz della polizia: armi nascoste dall’organizzazione in bidoni interrati in una zona impervia di Catanzaro, nell’area nord, tra i quartieri di Gagliano e Mater Domini, quartieri che hanno spiegato gli investigato in una conferenza a stampa nei locali della Procura - che «erano nel pieno controllo dei clan».
Un quadro che per Capomolla delinea «un contesto preoccupante, perchè - ha detto - abbiamo svelato meccanismi collaudati di custodia. Parliamo di armi con potenza micidiale, fino ad armi da guerra».
Sulla stessa linea l’analisi del questore di Catanzaro, Paolo Sirna, secondo il quale «l'elevato numero di armi scoperto denota una capacità offensiva micidiale, è a tutti gli effetti uno dei sequestri di armi più ingenti effettuati nell’area e questa di oggi è la nostra risposta alla tutela della collettività». La gestione di questo «arsenale» - ha aggiunto Capomolla - «evidenzia quanto fosse pericolosa questa organizzazione criminale anche per i suoi collegamenti con articolazioni di 'ndrangheta che operano anche in territori diversi rispetto a quello catanzarese": lo conferma il fatto che - ha rilevato il procuratore vicario di Catanzaro - «l'attività d’indagine ha avuto inizio dalle investigazioni che riguardavano la individuazione di uno dei soggetti destinatario della misura cautelare nel procedimento cosiddetto 'Rinascita Scott', la cui latitanza è stata protetta anche - ha rimarcato Capomolla - dagli esponenti di questa organizzazione sul territorio di Catanzaro, il che denota la notevole rete di relazioni di questo sodalizio». E questa rete di relazioni e il pericolo di fuga sono stati i motivi alla base del provvedimento di fermo disposto dalla Dda di Catanzaro, ha infine precisato Capomolla. Alla conferenza stampa ha partecipato anche il dirigente della Squadra mobile del capoluogo calabrese, Fabio Catalano.

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