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Comune di Vibo e Progetti di Vita, la condanna “morale” che ora mette a rischio anche le casse

L’inadempienza dell'ente certificata dal Consiglio di Stato apre a nuovi contenziosi. Mignolo (Io Autentico) da tempo ricordava che «esistono i fondi»

Comune di Vibo Valentia

Quasi 40mila euro per non aver messo in atto un Progetto di vita, a favore di un ragazzo con disabilità. O meglio, per essersi messo in moto a conclusione del primo grado di giudizio, vale a dire, della sentenza di condanna da parte del Tar, a cui è seguita, nei giorni scorsi quella del Consiglio di Stato. Un esborso non certo insostenibile per il Comune capoluogo, che forse pesa più sul piano dell’immagine e della responsabilità che su quello economico. Ma la questione è tutt’altro che superata. D’altronde, la decisione del Consiglio di Stato, che fa seguito a quella del Tar Calabria, potrebbe la prima di una lunga serie, qualora gli uffici non imparino a mettere in moto le procedure necessarie a soddisfare gli interessi delle persone meno fortunate.
Peraltro, l’esposizione a contenziosi rischia di rappresentare una delle principali cause di indebitamento di un Comune con un disavanzo mostruoso, quantificato intorno ai 31 milioni di euro solo grazie agli aiuti dello Stato e, ad oggi, salvo dal secondo dissesto, grazie all’adesione al Patto salva-città che impone le aliquote al massimo, a cominciare dall’Irpef, con conseguenze catastrofiche sui servizi.
Ma al di là delle questioni contabili, c’è di più. Vale a dire, la riduzione dei disabili, da parte di certa burocrazia, a numeri come tanti altri, dei quali poco o nulla importa. Eppure non si può dire che la famiglia del giovane verso il quale si sono espressi favorevolmente Tar e Consiglio di Stato, non si fosse fatta sentire. Come pure si era fatta sentire, negli anni e nei mesi scorsi, l’associazione “Io Autentico”, attiva sul territorio, attraverso la dura analisi dell’allora presidente Enrico Mignolo.

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