La notizia della denuncia di tutti i titolari di concessione demaniale marittima nella città di Soverato si è diffusa in fretta, mettendo con le spalle al muro gli imprenditori che attendono dal Comune di Soverato risposte certe.
Seguendo quanto indicato dalla delibera di giunta 51 del 15 marzo, i titolari di concessioni demaniali avrebbero il titolo per recarsi nell’ufficio comunale e chiedere l’apposizione del timbro che legittima la richiesta di rinnovo, seguendo la proroga tecnica che il Comune aveva stabilito prima del 31 dicembre 2023. Un processo rimasto bloccato da un ricorso al Tar che l’esecutivo soveratese pensava di aver superato adottando una nuova delibera che desse esplicito mandato al responsabile Massimo Procopio di regolarizzare le posizioni.
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Il nodo da risolvere è però quello legato alla validità di tali atti di indirizzo che potrebbero essere messi in discussione fattivamente dalle denunce che la capitaneria di porto ha fatto a carico de “Il gabbiano” e del “Beerbante” aprendo un nuovo fronte giudiziario. Se gli atti di indirizzo insomma hanno un valore, lo dovevano avere per tutti i concessionari, in caso contrario non avrebbero dovuto averlo per nessuno. Gli atti comunali si agganciano non alle norme europee o a quanto stabilito dal Consiglio di Stato, ma a un atto di indirizzo del Governo Meloni trasfuso nel decreto Milleproroghe. Di qui l’ipotesi segnalata alla Capitaneria di Porto nella giornata di lunedì di un’occupazione massiva perseguibile ai sensi degli articoli 1161 e 54 del codice della navigazione. A fare la differenza saranno i tempi. Nella vicenda emersa nelle dichiarazione dell’avvocata Annalisa Pisano per conto della società titolare del “Beerbante”, dal momento della denuncia a carico della società, al giorno del controllo della Guardia costiera, sarebbero trascorsi pochi giorni, esattamente 9.
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