I Carabinieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa, con obbligo di rimanere ad una distanza minima di 500 metri e di non comunicare con la stessa attraverso qualsiasi mezzo, nei confronti di un sessantenne di Cessaniti, che verrà monitorato con dispositivo elettronico. Le indagini dei militari dell’Arma, coordinate dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia guidata da Camillo Falvo, hanno consentito di identificare il responsabile dell’aggressione commessa nello scorso febbraio ai danni di una guardia medica in servizio.
Era notte quando il medico in turno presso la postazione di continuità assistenziale, una giovane di 29 anni, è stata attivata per il presunto malore di un cittadino, che lamentava anche difficoltà respiratorie. Recatasi immediatamente sul posto, il sanitario ha constatato le condizioni di salute non gravi dell’uomo. Al termine della visita, però, il 60enne si sarebbe mostrato violento nei suoi confronti, aggredendola alle spalle e tentando di trascinarla all’interno della casa. Per fortuna la giovane sanitaria riusciva a divincolarsi e fuggire chiamando i soccorsi.
Il pronto intervento dei militari dell’Arma e le successive indagini hanno consentito di ricostruire il grave episodio di aggressione fisica ai danni della dottoressa, che purtroppo si inserisce in una statistica preoccupante. Nel territorio della Provincia Vibonese, dall’inizio dell’anno si sono verificate più di 5 aggressioni, dato che purtroppo risulta in linea anche con quelle degli precedenti anni. L’applicazione della misura cautelare nei confronti del presunto aggressore è un passo fondamentale per interrompere queste condotte violente e prevenire che vengano commessi nuovi e più gravi fatti reato. Costituisce inoltre segnale importante, che testimonia l’incessante lavoro dei militari dell’Arma e della Procura di Vibo Valentia per contrastare i reati di violenza, anche commessi ai danni di operatori di pubblici servizi per la comunità e soprattutto, ancora una volta, ai danni di una donna.
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