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Crotone, quell’accordo «fraudolento» per gestire la fiera mariana

Il Comune di Crotone fece di tutto per affidare la gestione della fiera mariana del 2019 alla società “La Rosa Fiere” di Catanzaro così da violare consapevolmente le norme sugli appalti. Lo mette nero su bianco la Corte di Cassazione nelle motivazioni della sentenza con la quale, il 15 febbraio scorso, ha confermato la misura cautelare degli arresti in carcere per Maurizio Del Poggetto disposti nell’ambito dell'inchiesta Glicine-Acheronte della Dda, che vede sotto accusa 126 persone sulle quali pende una richiesta di rinvio a giudizio.
Con l’operazione scattata il 27 giugno 2023 con 43 misure cautelari eseguite dai carabinieri del Ros, la Procura antimafia di Catanzaro si disse convinta da un lato di aver smantellato il presunto comitato d’affari, formato da politici, imprenditori e uomini in odor di mafia, che avrebbero utilizzato le istituzioni pubbliche per fini elettorali. Mentre dall’altro di aver sgominato la cosca Megna di Papanice che s’era riorganizzata dopo la scarcerazione, avvenuta nel 2014, del boss Mico Megna diventato punto di riferimento della ’ndrangheta crotonese. E in questo scenario, i pubblici ministeri hanno messo sotto la lente l’organizzazione della manifestazione mercatale che si tiene a maggio di ogni anno in onore della Madonna di Capocolonna, e le ipotizzate ingerenze del clan dei “papaniciari”. Dalle indagini sarebbe infatti emerso che la decisione dell'ente di non affidare, per la prima volta, la conduzione della fiera alla partecipata “Akrea” ma di invitare «quattro ditte» con la sola “La Rosa Fiere” che presentò un’offerta, «era funzionale alla assegnazione del servizio» a quest’ultima.

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