Un gruppo di giovani, qualche “apprezzamento” di troppo a una ragazza, un primo faccia a faccia e poi la ritorsione a colpi di pistola. Il copione del tentato omicidio ai danni di quattro ragazzi, avvenuto vent’anni fa a Piscopio, sembra uguale a quello di molti altri delitti simili. Solo che la stessa pistola con cui hanno sparato contro di loro sarebbe stata usata anche per alcune intimidazioni, una delle quali collegata a un omicidio che ha segnato, di fatto, il battesimo criminale per il clan emergente dei Piscopisani, giovani e spregiudicati malavitosi della frazione alle porte di Vibo che sognavano di scalzare i Mancuso dal capoluogo di provincia. L’episodio, risalente al 2004, è tra quelli contestati ad alcuni degli indagati per cui è stata disposta la custodia in carcere: La Dda accusa Michele Fiorillo e Rosario Battaglia, entrambi ritenuti dagli inquirenti esponenti di vertice dei Piscopisani, ma il gip ha ritenuto sussistente la gravità indiziaria solo per Fiorillo.
Il più grande del gruppo di giovani, provenienti dalle Preserre, all’epoca (si parla del 2004) aveva 25 anni, con lui c’erano suo fratello (20 anni) e due minorenni. Erano in corso a Piscopio i festeggiamenti in onore di San Michele e qualcuno di loro aveva «mancato di rispetto – riferisce il pentito Moscato – toccandole il sedere» alla fidanzata di Giovanni Battaglia (fratello di Rosario), il quale li aveva “rimproverati” pubblicamente e, di contro, era stato poco dopo schiaffeggiato da uno dei quattro ragazzi. Che poco dopo sarebbero stati feriti da diversi colpi d’arma da fuoco.
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria
Caricamento commenti
Commenta la notizia