«I profili dell’attendibilità, intrinseca ed estrinseca, dei collaboratori di giustizia, chiamanti in correità, non sono stati adeguatamente vagliati dalla Corte territoriale», così come sono state evidenziate «delle carenze motivazionali» ma anche delle «divergenze e contrasti nelle dichiarazioni dei pentiti». Sono alcuni dei motivi che hanno spinto la Corte di Cassazione ad annullare la sentenza di condanna nei confronti di Peppino Daponte, condannato a 30 anni di carcere per l’omicidio di Pietro Bucchino. La prima sezione della Corte di Cassazione ha infatti annullato con rinvio la sentenza con cui la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, nell’ottobre del 2022, aveva condannato Peppino Daponte a 30 anni di reclusione per l’omicidio del 32enne, avvenuto nell’ottobre del 2003 in via Cianflone a Savutano. L’annullamento è stato deciso in accoglimento della richiesta avanzata dai difensori di Daponte, gli avvocati Salvatore Staiano, Vincenzo Cicino e Renzo Andricciola.
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