Era il 14 gennaio del 2005 quando 21 consiglieri in fila si diedero appuntamento a palazzo "Luigi Razza" per firmare le dimissioni. Il sindaco era Elio Costa. Allora la frattura si era consumata all'interno della coalizione per il mancato accordo sulla nuova Giunta. Una storia che, come un dejavu, torna. Oggi, come ieri. Gennaio 2005, gennaio 2019. Quattordici anni dopo, e il sindaco sempre lui Elio Costa, che sta per essere sfiduciato ancora una volta dai suoi "uomini". L'ha annunciato ieri il senatore di Forza Italia Giuseppe Mangialavori indicando la strada da percorrere, dopo otto mesi di stallo: o si dimette il sindaco o martedì i consiglieri di Forza Italia firmeranno le dimissioni. Un aut aut a cui il sindaco Elio Costa non ha esitato a rispondere. E intervistato da Gazzetta del Sud - domani integralmente sull'edizione cartacea - le sue parole non hanno lasciato spazio ad interpretazioni.
"Nessuno può disporre del sindaco, sia chiaro" ma soprattutto per Elio Costa "nessuno può pensare di condizionare il sindaco". Certo avrebbe preferito che la rottura si consumasse in Consiglio "ma non mi è stato consentito così come nessuno finora ha motivato le sue scelte. Quali le mie colpe?". Insomma, Elio Costa si domanda se alla guida del Comune ci sia stato solo lui questi tre anni: "I tre uomini designati dal senatore non erano in settori chiave?". Parole dure nei confronti del parlamentare azzurro "che può disporre dei suoi dipendenti e dei suoi uomini, non di me che sono autonomo. Ed io – spiega ancora – non subisco minacce da parte di nessuno né intendo andare via, si dimettano loro in Consiglio e lì dicano cosa non condividono".
E' un fiume in piena il sindaco, ricorda quello che ha fatto "perché forse oggi si dimenticano tutti delle condizioni in cui ho trovato la città, con i netturbini in sciopero, i dipendenti senza stipendio e la cassa a zero. Io ho fatto tutto quello che era possibile" e, in questa direzione, paventa i rischi a cui andrà incontro la città con lo scioglimento "in primis un possibile secondo dissesto". Era possibile continuare, invece, per il primo cittadino, convinto che anche nell'opposizione ci sarebbe stato chi "avrebbe sostenuto il programma".
Ma, spiega "mi hanno rimproverato di essere stato troppo duro, vogliono un sindaco amabile, giovane e più suscettibile al loro fascino. Io non lo sono certamente, ma sono sicuro di avere lavorato con onestà e lealtà. Chi pensa di avere conseguito un successo non può pensare di disporre delle persone. Io rispondo solo alle regole interiorizzate nel corso della mia vita di magistrato e uomo che con la politica non ha mai avuto a che fare". Uno solo il cruccio di Elio Costa e l'amarezza di "avere creduto che la città fosse cambiata e che quel gruppo di giovani potesse migliorarla". Oggi, come ieri, invece, potrebbe chiudere anticipatamente la sua esperienza.
Il condizionale d'obbligo, naturalmente, perché le sorprese dopo gli annunci non sono mai mancate a Vibo. Anche se a poche ore dall'arringa dell'ex magistrato è arrivata la secca replica dei congilieri di Forza Italia. "Con rammarico - spiegano - prendiamo atto della volontà del sindaco Costa di non rassegnare le dimissioni, malgrado il nostro chiaro e pacato invito, espresso nel segno di una grande responsabilità istituzionale. A questo punto, vista l'ostinazione del primo cittadino, non intendiamo aspettare fino a martedì per compiere il passo che avevamo prospettato. Pertanto, lunedì mattina saremo in consiglio comunale per rassegnare le nostre irrevocabili dimissioni. Invitiamo perciò tutti i rappresentanti delle altre forze politiche che condividono la nostra stessa posizione a fare altrettanto e a presentarsi insieme a noi in municipio per mettere la parola fine a questa consiliatura". In anticipo di un giorno, dunque, anche rispetto a quanto annunciato dal senatore. Nella certezza che per Elio Costa quella di palazzo "Luigi Razza" è una maledizione...
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