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Scontro con la Fondazione Natuzza, il vescovo di Mileto offre un'ultima opzione

La diocesi, dopo le note vicende che hanno portato alla soppressione come ente giuridico della fondazione che Natuzza considerava la sua sesta figlia e la più amata, offre all’ente morale di Paravati “una scialuppa di salvataggio”e cioè di costituirsi in ente civile. Ipotesi già prospetta in precedenza e respinta dalla Cda della fondazione. Tutto questo alla luce della risposta fornita in questi giorni dal Ministero dell’Interno.

“A seguito della trasmissione al Ministero dell'Interno tramite la Prefettura di Vibo Valentia del Decreto di soppressione del 3 luglio con la relativa richiesta di revoca del godimento del riconoscimento di "fondazione di religione e culto" e di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto", è pervenuta – scrive l’ufficio stampa della diocesi - la risposta dello stesso Ministero. Questo sollecita Monsignor Renzo - si ricava ancora dalla nota - a voler "comunicare quanto l 'E. V. vorrà disporre in ordine alla devoluzione del patrimonio dell'ente soppresso in conformità a quanto disposto dall'art. 20 della Legge 222/85". In altre parole, al punto in cui sono giunte le cose, la Fondazione, essendo stata soppressa dalla legittima autorità ecclesiastica, anche per la legge dello Stato perderà i suoi diritti non appena il Vescovo indicherà l'ente beneficiario destinatario degli stessi beni.

A questo punto il presule offre alla fondazione una via d’uscita già prospettata in precedenza. “Dato atto all'opera meritoria fin qui svolta dalla Fondazione e soprattutto – si sottolinea - alla generosità e dedizione dei Cenacoli di Preghiera diffusi dovunque, Monsignor Renzo, nel menzionato incontro richiesto al dottor Anastasi, vista la situazione venutasi a determinare, ha voluto nuovamente tendere la mano di aiuto prospettando ciò che già altre volte aveva fatto di costituire, cioè, nel minor tempo possibile, una nuova Fondazione civilmente riconosciuta con finalità e presupposti sociali e assistenziali, senza riferimenti ad attività religiose di qualsiasi tipo. Questo potrà consentirgli di indicare proprio la Fondazione con la nuova personalità giuridica, quale ente destinatario del patrimonio e delle strutture realizzate”.

Il presule osserva quindi che il suggerimento può far male, ma, dopo quanto avvenuto per poca lungimiranza e poca fede, non resta altro da fare, nella speranza che il complesso delle opere realizzate resti nell'alveo della spiritualità di Natuzza, la quale si dedicò esclusivamente al servizio della povera gente, in profondo spirito di obbedienza alla Chiesa. Non bisogna dimenticare che quando la Mistica reclamava la comunione col Vescovo, certamente non voleva dire che il Vescovo doveva stare per statuto nella Fondazione, ma che questa, pur con le sue peculiarità spirituali, unita al Vescovo, respirasse la bell'aria dell'appartenenza a pieno titolo alla Chiesa e dentro la Chiesa. Una Chiesa senza il Vescovo non è Chiesa e questa, per volontà divina, è un "popolo santo" gerarchicamente organizzato e guidato.

Qualora non ci sia nemmeno questa volta la volontà di salire su questa scialuppa di salvataggio, vuol dire – si legge nella parte conclusiva della nota - che Monsignor Renzo indicherà come eredi al Ministero altri enti con analoghe finalità attivi nel territorio.

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