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Terremoto giudiziario a Catanzaro, producevano testamenti falsi: tra i 9 arrestati il penalista Raffaele Bruno I NOMI

Arrestato il noto penalista di Catanzaro Raffaele Bruno. Associazione a delinquere è il reato ipotizzato per questioni legate a testamenti risultati falsi. Si tratta di un’operazione congiunta di carabinieri e polizia. L’avvocato è stato posto ai domiciliari. Molto conosciuto in città per essere stato nominato nella scorsa consiliatura amministratore unico dell’Amc la municipalizzata che si occupa del trasporto pubblico cittadino. Nove gli arrestati.

Nove indagati: due in carcere e sette ai domiciliari

Nelle prime ore della giornata odierna, a Catanzaro e Gimigliano, la Compagnia dei carabinieri di Catanzaro e la Squadra Mobile della Questura di Catanzaro, quest’ultima supportata in fase esecutiva dal Reparto Prevenzione Crimine “Calabria” di Vibo Valentia, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catanzaro su richiesta di questa Procura della Repubblica – nei confronti di 9 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere (art. 416 C.P.), truffa (art. 640 C.P.), falsità in testamenti (art. 491 C.P.), riciclaggio ed auto riciclaggio (artt. 648 bis – 648 ter1 C.P.), accesso abusivo a sistema informatico (art. 615 ter C.P.) e corruzione (art. 319 C.P.).

I NOMI

In carcere

Luciano Crispino (Catanzaro, 26 giugno 1961)
Marco Scalzo (Catanzaro, 28 aprile 1988)

Ai domiciliari

Elio Raffaele Bruno (Catanzaro, 9 febbraio 1965)
Giuseppe Aiello (Crotone, 31 marzo 1983)
Gianfranco Castellano (Catanzaro, 13 marzo 1995)
Sara Moumen (Casablanca - Marocco, 29 aprile 1994)
Sonia Matera (Milano, 20 settembre 1967)
Roberto Barbuto (Catanzaro, 13 febbraio 1965)
Ortenzia Fabiano (Gimigliano, 6 marzo 1959)

L'indagine

L’indagine, sviluppata su convergenti filoni investigativi dall’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato (dal marzo 2020 al luglio 2021), ha accertato l’esistenza di un sodalizio criminale dedito alla falsificazione di testamenti e al successivo reimpiego delle somme illecitamente introitate (quasi 1,5 milioni di euro complessivi) sia nei conti correnti personali che in quelli di alcune aziende riconducibili agli indagati, il tutto anche con l’emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte di aziende fantasma intestate a prestanome o comunque sempre riconducibili agli indagati.

L’attività d’indagine ha consentito di mettere in luce il ruolo esercitato da ogni appartenente all’associazione individuando distintamente il soggetto in posizione di vertice, nonché i partecipi.

L'iter criminale

In merito al modus operandi dell’organizzazione, in buona sostanza, alcuni dei sodali individuavano i soggetti in età avanzata, privi di familiari, che avevano a disposizione cospicue somme di denaro depositate presso Poste Italiane, mentre altri provvedevano a reperire tutta la documentazione inerente il defunto. Successivamente, tra gli stessi correi, veniva selezionato un erede ad hoc, contestualmente veniva pubblicato il testamento, evidentemente falso, e tramite un procuratore speciale appositamente nominato, veniva incassata l’eredità o, come accertato in alcuni casi, emergeva il tentativo di riscuoterla. In ragione di ciò, prima di incassare l’eredità gli indagati aprivano una serie di conti correnti i quali risultavano essere riconducibili ai falsi eredi appartenenti al gruppo in questione, o a società false ed inesistenti.

Nell’attività è risultato coinvolto un dipendente di Poste Italiane che, accedendo illecitamente ai sistemi telematici interni, ricercava e indicava i soggetti, quasi sempre privi di discendenti diretti e con ampi patrimoni mobiliari, per i quali procedere alla falsificazione, ottenendo in cambio somme di denaro.

Alcuni degli indagati, tra i quali alcuni professionisti, poi, si prestavano, nelle fasi di apertura dell’eredità, quali testimoni o procuratori speciali in sede di esecuzione dei testamenti, pur a conoscenza della loro falsità.

Le investigazioni sono state effettuate, oltre che con le attività di carattere tradizionale anche con l’attivazione di presidii di natura tecnica.

Oltre alle misure cautelari personali, a carico degli indagati, sono stati poi eseguiti sequestri preventivi di natura patrimoniale sia dei conti correnti che dei beni immobili e mobili.

Il procedimento penale è ancora nella fase delle indagini preliminari.

Appello agli eredi legittimi di Federconsumatori

 

«Nella storia non molto lontana è capitato non poche volte che negli uffici pubblici titolari diretti della gestione di pagamenti di prestazioni assistenziali e previdenziali, oltre di depositi postali, si siano contati episodi di truffe ai danni di ignari cittadini spesso incapaci di tutelare i propri diritti perché privi degli strumenti di conoscenza e informazione. In molti casi il fenomeno era circoscritto a comportamenti individuali di corruzione». Lo ha affermato, in una nota, Mimma Iannello Presidente Federconsumatori Calabria APS.

«Ciò che emerge oggi dall’inchiesta della Procura di Catanzaro sviluppatasi su filoni investigativi dall’Arma di carabinieri e polizia, è invece - ha evidenziato - un vero sistema criminale articolato, sofisticato, di complicità e collusioni interne ed esterne alle Poste, che ha superato ogni barriera tanto da rendere possibile il deposito di testamenti falsi e l’incasso di somme consistenti e in un periodo circoscritto tanto da dover destare subito sospetti. Nell’apprezzare l’attento e scrupoloso lavoro investigativo della Procura di Catanzaro e delle forze investigative che hanno messo a nudo il sodalizio criminale, Federconsumatori, visti i tempi della giustizia che spesso penalizzano i diritti delle vittime di reati, sollecita i legittimi eredi, qualora da attenta ricerca ve ne siano, di avvalersi delle più scrupolose consulenze per agire immediatamente gli strumenti cautelari, quale il sequestro, per il recupero del patrimonio (1,5 milioni di euro) sottratto ai loro congiunti. Auspichiamo inoltre che la truffa sia circoscritta e non vi siano ramificazioni oltre i confini del Capoluogo».

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