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"Maltrattamenti ai bambini della prima elementare a Zungri", la preside: le due maestre sono state sospese

La preside Licia Bevilacqua

Sono state sospese le due insegnanti della scuola primaria di Zungri nei confronti delle quali sono stati emessi obblighi di dimora per maltrattamenti nei confronti di loro alunni. A disporre la sospensione è stata la dirigente dell’Istituto comprensivo di Cessaniti, Licia Bevilacqua, dal quale dipende la scuola primaria di Zungri.

La preside si è detta «sconvolta» per la notizia, aggiungendo che «all’ufficio di presidenza non è mai arrivata alcuna comunicazione in ordine ai presunti maltrattamenti. Nulla - ha detto Licia Bevilacqua - faceva presagire tutto questo. Come comunità scolastica siamo addolorati e basiti. Si tratta di atti esecrabili che vanno contro ogni forma di deontologia. Di conseguenza, la magistratura farà il suo corso. Nel frattempo - ha concluso la dirigente - le docenti indagate sono state sospese, anche per non alterare il clima positivo e sereno a cui hanno diritto i bambini».

E’ partita dalle denunce di alcuni genitori di alunni della prima elementare di Zungri, centro del Vibonese, l’indagine dei Carabinieri che ha portato il gip del Tribunale di Vibo Valentia ad emettere un’ordinanza cautelare di obbligo di dimora nei confronti di due maestre. I militari dell’Arma avrebbero minuziosamente documentato come le maestre, di 65 e 51 anni, facessero sistematicamente ricorso alla violenza fisica e psicologica nei confronti dei bimbi di giovanissima età.

Violenza che si concretizzava con urla, minacce, insulti e percosse e che si traduceva in un clima di generale intimidazione e soggezione. I magistrati hanno ritenuto il comportamento delle insegnanti non solo contrastante con i compiti educativi a loro demandati, ma anche avulso dai comuni principi di buon senso ed educazione.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Vibo Valentia, sono state condotte dai Carabinieri della Stazione di Zungri e hanno documentato i maltrattamenti posti in essere nei confronti degli alunni di prima elementare.

Installare subito sistemi di videosorveglianza in tutte le strutture scolastiche italiane. A chiederlo il Codacons, dopo l’ennesimo caso di maltrattamenti a danno di bambini che ha portato all’arresto di 2 maestre a Zungri, nel Vibonese. «Si stanno moltiplicando i casi di violenza nelle strutture scolastiche portati alla luce solo grazie a telecamere nascoste piazzate dalle forze dell’ordine - commenta il presidente Carlo Rienzi - Per questo ribadiamo la necessità di installare telecamere in tutti gli asili e scuole elementari, per controllare l’operato del personale scolastico ed evitare abusi e violenze che possono avere conseguenze anche gravi sui minori. In tal senso chiediamo di accelerare sulla proposta di legge sulla videosorveglianza negli asili approvata in larga maggioranza alla Camera e che risulta bloccata da molti mesi al Senato, legge che potrebbe mettere fine a violenze e vessazioni sui minori» - conclude Rienzi.

«Il fenomeno relativo a maltrattamenti di bambini a scuola fa, indiscutibilmente, statistica. Sempre più spesso si è costretti a registrare violenze psicologiche o fisiche a danno degli alunni in tutta Italia, eppure non si riesce a conferire ad esso la priorità dovuta, limitandosi a parlarne con l’ausilio di slogan ad effetto privi di efficacia». E’ quanto dichiara il sociologo Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, in relazione alla vicenda emersa a Zungri, nel vibonese, dove i carabinieri hanno notificato un’ordinanza dell’obbligo di dimora a due insegnanti per maltrattamenti nei confronti di alunni della prima elementare.

«Da troppi anni - prosegue Marziale - si parla di quest’onta sociale gettata da pochi, su una professione che molti praticano con impegno e dedizione, in tv, sui giornali, alla radio. Di fatto, niente si muove. Telecamere in classe od altri provvedimenti restano solo in aria, mentre l’emergenza si fa sempre più incalzante, rischiando di normalizzare il tutto per assuefazione, quand’invece non è normale, né accettabile, che il santuario dell’educazione dei bambini e degli adolescenti per eccellenza si trasformi in un incubo. E’ tempo di risposte, perché ogni genitore ha il diritto di sapere che i propri figli siano in un luogo sicuro, affidati a persone responsabili e non a gente che, ad accertamento dei fatti, la scuola dovrebbe soltanto avvicinarla col cannocchiale a decine di chilometri di distanza». «La scuola merita fiducia - conclude Marziale - e tutti bisogna concorrere a stanare le poche mele marce che creano un danno d’immagine all’unica istituzione ancora in grado, sul territorio, di rappresentare il baluardo della legalità e della civiltà».

 

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