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Delitto Palmieri a Paravati, fatale un litigio: la “confessione” dell'indagato

Francesco Palmieri

La droga, un debito da saldare, una colluttazione, un fucile calibro 12 con matricola abrasa detenuto illegalmente, le cartucce, uno sparo e un giovane 27ennne morto. Sono tutti gli ingredienti di una serata balorda consumatasi in un vicoletto di Paravati, frazione di Mileto, nel Vibonese.

Si complica il delitto di Francesco Palmieri, il giovane freddato con un colpo di fucile alla nuca la sera dell'1 Aprile scorso. Il gip, Marina Russo, del Tribunale di Vibo Valentia ha depositato l'ordinanza con la quale ha ritenuto di non convalidare il fermo di Nicola Polito, 33 anni, cugino della vittima, principale indagato, anche lui residente a Paravati, nella stessa palazzina dove è ubicato l'appartamento dei Palmieri.

Il giudice non ha ravvisato a suo carico il pericolo di fuga anche se, come riscontrato la sera del delitto, dopo l'arrivo dei soccorsi si era rintanato nell'abitazione della nonna. Al termine dell'udienza di convalida il giudice ha emesso nei confronti di Polito gli arresti domiciliari, ritenendo che non si tratti di un omicidio volontario, ma di «morte o lesioni conseguenza di altro delitto».

Sarà questo il nodo che le indagini dei carabinieri, coordinate dal sostituto Concettina Iannazzo e dal Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, Camillo Falvo, dovranno sciogliere quando gli inquirenti potranno avere a loro disposizione tutti gli elementi probatori. Sullo sfondo di questa triste vicenda il giro degli stupefacenti, il piccolo debito, forse per qualche dose di hashish, e l'ingresso nelle indagini dei fratelli Giuseppe (Pino) e Pasquale Evolo, quest'ultimo indagato in concorso nella morte di Francesco Palmieri.

L'edizione integrale dell'articolo è disponibile sull'edizione cartacea della Gazzetta del Sud - edizione Calabria. 

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