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Il caso del cimitero di Tropea, erano 120 salme da estumulare

Il Comune sembra avesse già avviato l’iter burocratico per guadagnare spazi nella parte vecchia del cimitero. Il piano di palazzo Sant’Anna sarebbe stato però anticipato dal custode e dagli altri due indagati

Autovetture della Guardia di finanza davanti al cancello del cimitero di Tropea

Dopo l’indagine di Procura e Guardia di finanza che ha portato alla luce un presunto mercimonio di loculi, al Comune di Tropea cominciano a venire fuori i primi “numeri” relativamente alle estumulazioni che avrebbero dovuto essere effettuate legalmente. Numeri importantissimi che si suppone siano già sotto la lente di ingrandimento degli investigatori. Fonti comunali, attendibili, parlano di 120 bare da estumulare perché avevano superato i 99 anni di sepoltura. Trascorso questo lungo periodo di tempo, infatti, personale specializzato, su indicazione del Comune, può rimuovere le salme dopo avere informato i familiari e registrato nell’apposito registro comunale l’avvenuta estumulazione. Sembrerebbe che il Comune avesse già avviato l’iter burocratico per “liberare” il vecchio cimitero dalle salme “ultracentenarie”. Ma il piano – sempre secondo quanto emerge da fonti comunali – sarebbe stato anticipato dal custode Francesco Trecate, il quale assieme al al figlio Salvatore e a Roberto Contartese, avrebbe illegalmente e «all’insaputa degli amministratori» proceduto a fare posto in maniera disumana per seppellire altri defunti. Un andazzo bloccato dalla Procura e dalle Fiamme gialle che monitoravano i movimenti e le “operazioni” che avvenivano nello spiazzo attiguo al cimitero, gli ultimi dei quali compiuti due giorni prima l’esecuzione delle tre misure cautelari.

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