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Giornalismo e stampa libera, il monologo di Lirio Abbate a "Estate a Casa Berto"

Lirio Abbate

Dinnanzi ad un numeroso ed attento pubblico accorso a villa Berto, a Capo Vaticano, Lirio Abbate, vicedirettore de L'Espresso, giornalista di inchiesta e scrittore di successo, ha difeso la libera informazione come argine contro le mafie a cui proprio queste ultime sono solite mettere il bavaglio con azioni violente e dimostrative. Per tale ragione, alcuni “martiri” dell’informazione, alcune vicende giudiziarie sono sempre di attuale importanza per essere riposte nel dimenticatoio.

Sono le storie di tanti bravi e coraggiosi giornalisti, il leitmotiv del monologo di Abbate: Giuseppe Fava, Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Giuseppe ‘Beppe’ Alfano, Mario Francese e suo figlio Giuseppe, Giancarlo Siani, Mauro Rostagno, Peppino Impastato.

Il giornalismo, quindi, come argine al potere mafioso, la stampa libera in difesa della democrazia: questi i temi proposti dal noto saggista palermitano, ieri sera, nel suo "Non erano eroi ma giornalisti. La libertà di informare oggi" andato in scena nel quadro delle manifestazioni culturali promosse dalla rassegna “Estate a casa Berto”.

Ad un attento uditorio, Abbate ha proposto in sequenza diapositive, video, foto, per ricordare alcuni dei tanti bravi giornalisti che hanno avuto il coraggio di raccontare e denunciare le prevaricazioni mafiose, pagando con il sangue il loro coraggio. Tra le tante vittime di Cosa Nostra, Giuseppe “Pippo” Fava, scrittore, saggista e giornalista siciliano ucciso nel 1984 da cinque proiettili calibro 7,65 alla nuca, per essersi opposto alla malavita catanese, di cui denunciava instancabilmente le violenze. Una storia, questa, finita tragicamente ed in modo simile a quella di tantissimi altri suoi colleghi, come Mauro de Mauro, rapito dai sicari di cosa nostra la sera del 16 settembre 1970 e di cui solo quarant’anni dopo, grazie alle rivelazioni di un pentito, è stato svelato dove fu ucciso e seppellito.

E, ancora, Giuseppe Alfano, Mario Francese, Giancarlo Siani e Peppino Impastato, quest’ultimo nato da una famiglia mafiosa che però ha sempre combattuto denigrandola attraverso la radio locale Radio Aut, realizzata assieme ad alcuni suoi valorosi amici.

Un accenno è stato anche rivolto alla nota inchiesta “Mafia capitale”, il sistema mafioso di Roma retto da Carminati e che Lirio Abbate aveva denunciato già due anni prima che la magistratura, e le istituzioni tutte, ne svelassero i contorni.

La serata si è conclusa con l’ottima performance musicale dei Cumededè, gruppo composto da dodici elementi, tra cui otto percussionisti, che hanno proposto vari gusti musicali e diversi arrangiamenti, spaziando nelle epoche, nei generi e nei contesti sociali con originalità e raffinatezza.

Questa sera, alle ore 19.00, la rassegna proporrà l’intervista di Paolo Conti, firma del Corriere della Sera, a Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro.

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