Una «'ndrangheta di serie A» con una forte «capacità pervasiva» e in grado di «condizionare ampi settori dell’economia, delle istituzioni e della politica». La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, attraverso le parole del procuratore Nicola Gratteri e del procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla, ha presentato in questo modo gli esiti dell’operazione «Farmabusiness» che ha portato agli arresti 19 esponenti della cosca Grande Aracri di Cutro, compreso il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Domenico Tallini.
Nel corso della conferenza stampa, sul ruolo di Tallini si è espresso Capomolla, descrivendolo come un personaggio in grado di avere «una grande influenza, non solo di carattere politico, sugli uffici pubblici della Regione Calabria». Sarebbe stata sua la proposta, in qualità di allora assessore regionale al Personale, di programmare un gruppo per il rilascio delle autorizzazioni legate ai farmaci all’interno del dipartimento alla Tutela della Salute.
La cosca crotonese è stata, invece, definita come capace di «avidità rapace», potendo contare anche su una «rete di commercialisti e imprenditori che consente la realizzazione dei suoi interessi». Il comandante provinciale dei carabinieri di Catanzaro, colonnello Antonio Montanaro, ha spiegato: «L'indagine è incentrata sulle attività dei Grande Aracri e le proiezioni a Catanzaro, dove hanno legami col clan dei gaglianesi, con particolare riferimento alle iniziative imprenditoriali avviate col capitale illecitamente accumulato».
Individuati anche i vertici della cosca, considerati i diversi arresti che l’hanno colpita, mentre il sofisticato interesse sui farmaci ha portato alla «vendita in franchising in farmacie e parafarmacie: una ventina in Calabria, un paio in Puglia, una in Emilia».
Il comandante del Reparto operativo dei carabinieri di Crotone, il maggiore Danilo Cimicata, si è soffermato sul ruolo svolto dalle donne per la guida del clan, parlando di una 'ndrangheta che «solo residualmente usa metodi violenti e penetra nel mondo economico per riciclare capitali sporchi nel mercato farmaceutico, nella green economy e nel gaming, ma anche mediante attività più tradizionali come la sovrafatturazione di lavori nell’edilizia e il controllo dei villaggi turistici».
"Una contiguità 'ndranghetistica che sfiora la vera e propria intraneità». Così il gip di Catanzaro, Giulio De Gregorio, descrive la condotta «serbata da
Domenico Tallini», presidente del consiglio regionale della Calabria arrestato oggi nell’ambito di una operazione della Direzione distrettuale antimafia.
Nel provvedimento di 360 pagine il giudice afferma che Tallini ha fornito «un contributo concreto, specifico e volontario per la conservazione o il rafforzamento delle capacità operativedell’associazione a delinquere, con la consapevolezza circa i metodi e i fini dell’associazione stessa». Un ruolo svolto «in cambio del sostegno elettorale» sia «in qualità di assessore regionale fino al 2014, e quindi candidato alle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale del 2014, e successivamente quale consigliare regionale», aggiunge il giudice per le indagini preliminari.
«Nella campagna delle elezioni del Consiglio regionale del novembre 2014» Domenico Tallini "accettava dagli esponenti della cosca di 'ndrangheta di Cutro riconducibile a Nicolino Grande Aracri, la promessa di procurare voti mediante le modalità» dell’associazione a delinquere di stampo mafioso», in cambio della promessa di compiere in ambito politico amministrativo azioni a vantaggio degli interessi economici del sodalizio». E’ quanto scrive il gip di Catanzaro nell’ordinanza di custodia cautelare con cui ha disposto gli arresti domiciliari per il presidente del Consiglio regionale della Calabria.
Secondo il gip l’indagato «spendeva il suo ruolo di assessore regionale uscente della Regione Calabria per favorire la conclusione dell’iter amministrativo per il rilascio delle autorizzazioni necessarie allo svolgimento dell’attività del Consorzio FarmaItalia riconducibile alla cosca Grande Aracri».Per il giudice «l'intervento di Tallini spianerà ogni asperità che si presentava sul cammino amministrativo della costruzione del Consorzio e farà addirittura 'spostare una montagna', vale a dire che, utilizzando il suo potere di assessore regionale, riorganizzerà il Dipartimento interessato, facendo sì che una persona 'gradità potesse assumere l’atto autorizzativo».
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